I campioni di sostenibilità / Il caso Reda 1865
Inizia con questo articolo una mini-serie sul percorso seguito da alcune aziende che, come lo storico lanificio di Biella, hanno investito su un’industria più sostenibile. E alla fine della serie ci sarà…
La sostenibilità è oramai una conditio sine qua non per fare moda. Per le aziende è un costo che i consumatori, dopo la forte sensibilizzazione spinta dal settore, sembrano oggi più disposti a pagare. In Italia abbiamo tante aziende del lusso che sono delle vere eccellenze a livello mondiale.
Con questo articolo su Reda 1865 iniziamo una serie di racconti di imprese che hanno fatto importanti investimenti e che ci aiuteranno a conoscere meglio alcune delle parole d’ordine del processo che porta alla sostenibilità.
Alla fine della serie, troverete su #ThePlatform una nuova iniziativa che per il momento non vi sveliamo ancora.
Nel settore tessile Reda 1865 è stata la prima azienda italiana, e una tra le prime al mondo, a ottenere la certificazione B Corp (nel 2020) e a diventare una società Benefit nel 2022.
L’inizio
La storia di Reda inizia nel 1865, quando Carlo Reda fonda lo storico lanificio, poi acquistato nel 1919 dai fratelli Botto Paola, una famiglia già operante nel settore tessile, tuttora alla guida della azienda. Reda è oggi un’azienda familiare specializzata nella produzione di tessuti d’eccellenza in lana merino per l’abbigliamento maschile e lo sportswear, gestita dalla terza generazione: Ercole Botto Poala nel ruolo di ceo, con il supporto dei cugini Francesco, in qualità di chairman, Fabrizio e Guglielmo. La società si è contraddistinta negli ultimi 20 anni per il suo impegno in termini di innovazione sostenibile, di rispetto dell’ambiente e di progresso sociale, ottenendo molti riconoscimenti a testimonianza dell’impegno adoperato in questa direzione.
I primi riconoscimenti
Già nel 2004 aveva ottenuto il riconoscimento Emas (Eco-Management and Audit Scheme), strumento creato dalla Comunità europea al quale possono aderire volontariamente le organizzazioni, per valutare e migliorare le proprie prestazioni ambientali e fornire al pubblico e ad altri soggetti interessati informazioni sulla propria gestione ambientale.
Nel 2013 Reda ottiene la Traceability and Fashion, che garantisce il controllo integrale su tutta la filiera produttiva. Del 2018 è, poi, l’analisi Lca, ovvero del “ciclo di vita” del prodotto, per valutare e garantire il minor impatto ambientale della sua produzione. Lca ha preso in considerazione l’intero processo produttivo, dalla fattoria al tessuto finito, e al termine di questo esame la società piemontese ha potuto produrre nel 2019 la Dichiarazione Ambientale del Prodotto (Epd), un protocollo che certifica l’impatto ambientale che l’azienda genera per dare vita ai propri tessuti.
Tradizione e innovazione
La famiglia Botto Paola ha riunito in Reda la tradizione artigianale di 150 anni con la tecnologia e l’innovazione, senza che un aspetto prevarichi l’altro. Infatti, i tessuti continuano a essere prodotti secondo rigide regole tramandate di generazione in generazione, e tutti rigorosamente made in Italy. Ogni tessuto deriva da un processo di produzione che viene monitorato in ogni passaggio: dall’approvvigionamento delle materie prime, selezionate dai pascoli della Nuova Zelanda, dell’Australia e della Tasmania, fino alle fasi di tessitura e finissaggio, realizzate nello stabilimento in provincia di Biella.
Attraverso l’innovazione e la tecnologia viene gestita l’intera filiera produttiva in un ciclo completo, che dalla materia prima arriva fino alla consegna alle sartorie di alta gamma o ai privati e anche alle aziende di moda più importanti al mondo.
Collaborazione con la Nasa
Un riconoscimento importante e una visibilità mondiale sono arrivati quando Reda è stato selezionato per il progetto International Space Station della Nasa, al quale ha fornito le stoffe per vestire gli astronauti, realizzate in tessuto Active in lana merino tecnologico, che oltre ad essere molto performante è anche pregiato.
L’azienda già negli anni ‘90 ha deciso di investire nella tracciabilità della materia prima, acquistando le prime fattorie in Nuova Zelanda. Fattorie che garantiscono non solo la qualità delle materie prime, ma anche la massima trasparenza dei processi con i quali vengono lavorate, al fine di garantire la qualità dei tessuti nel totale rispetto dell’ambiente. Per coinvolgere e condividere questi obiettivi con le fattorie, Reda ha anche istituito il Reda Sustainability Award nel 2019, un premio in denaro a favore delle fattorie in Australia e Nuova Zelanda che si distinguono per una spiccata e crescente sensibilità nei confronti degli animali e dell’intero ecosistema. Premio che potrà poi essere reinvestito a sostegno di altre iniziative sostenibili.
Il digitale
Gli azionisti e il management hanno iniziato da anni anche una trasformazione digitale sostenibile, rivoluzionando il proprio portafoglio prodotti, aprendo nuovi mercati B2C con servizi digitali, prima con il lancio di Rewoolution, piattaforma e-commerce per prodotti active wear altamente performanti e sostenibili in lana merino e, in un secondo momento, con l’acquisizione di Lanieri, l’e-commerce italiano che permette di acquistare e ricevere a casa capi su misura made in Italy.
La tradizione che caratterizza ogni fase — dalla pettinatura alla filatura, orditura, tessitura, tintura e finitura — viene garantita da artigiani esperti, alcuni dei quali continuano una tradizione famigliare. Reda è fortemente inserita nel territorio biellese, dove gli artigiani si sentono parte di questo successo e tramandano l’artigianalità formando le generazioni successive.
L’azienda ritiene che il futuro della moda sia circolare e si impegna affinché ogni elemento impiegato per creare i suoi tessuti venga riciclato e riutilizzato: ciò̀ avviene con gli scarti della lavorazione che vengono raccolti, trasformati e destinati ad altre produzioni.
Negli ultimi anni, di tutti gli scarti prodotti, solo lo 0,5% viene smaltito come rifiuto, mentre la restante parte viene valorizzata e venduta come sottoprodotto. Per esempio, la lanolina, il grasso protettivo che si trova sul vello e che risulta come prodotto di scarto nei processi di lavaggio della lana grezza, viene raccolta e destina all’industria farmaceutica.
L’azienda ha puntato anche sul miglioramento delle prestazioni ambientali attraverso un sistema avanzato di eco-gestione dell’impianto che include energia fotovoltaica, filtrazione delle acque di lavaggio, monitoraggio continuo di tutte le fasi della lavorazione per garantire il rispetto dell’ambiente.
LE PAROLE: B Corp e società Benefit
Nel giugno scorso in Italia c’erano 231 aziende certificate B Corp, con un trend in salita come dimostrato dai primi 5 mesi del 2023. In questo periodo, infatti, hanno ottenuto il riconoscimento 30 aziende: si considerano i primi cinque mesi perché la certificazione viene rilasciata il primo giugno di ogni anno. L’Italia è al secondo posto in Europa dopo la Francia e prima dell’Olanda. Queste aziende appartengono a diversi settori merceologici. La B Corp è una certificazione, ideata e rilasciata da B Lab, un ente no-profit della Pennsylvania nato nel 2006, che viene rilasciata a quelle aziende che soddisfano elevati standard di trasparenza, responsabilità e sostenibilità.
B Lab sottopone le imprese alla compilazione di un questionario approfondito, Bia (Business Impact Assessment), che indaga temi come la governance (responsabilità e trasparenza, verso l’interno e l’esterno), workers (tutto ciò che riguarda i dipendenti: salari, formazione, benefit, qualità dell’ambiente lavorativo, proprietà ecc.), community (azioni di supporto per la comunità, atteggiamenti socialmente utili, politiche di fornitura e logistica, creazione di posti di lavoro, ecc.), environment (attenzione all’ambiente attraverso l’efficienza energetica, la riduzione dei rifiuti e dell’impatto ambientale ecc.), customers (impatto positivo dei prodotti o servizi offerti sui clienti).
La compilazione del questionario porta a totalizzare un punteggio, che, se uguale o superiore a 80/200, promuove l’azienda a un ulteriore step di valutazione. In questa fase l’aspirante B Corp dovrà produrre documenti a supporto per dimostrare quanto dichiarato nel questionario. Una volta ottenuta la certificazione, le nuove aziende B Corp potranno utilizzare il marchio Certified B Corp per sponsorizzare i propri servizi e/o prodotti.
La qualifica di Società Benefit è, invece, una nuova forma giuridica di impresa, introdotta in Italia con una legge del 28 dicembre 2015 ed entrata in vigore dal 1 Gennaio 2016. L’Italia è stato il primo stato al di fuori degli USA a riconoscere lo status giuridico di Società Benefit. Il concetto di benefit corrisponde per il legislatore al concetto di sostenibilità aziendale. La sostenibilità è un concetto caratterizzato da tre diverse dimensioni (ambientale, sociale ed economica) che sono tutte sullo stesso livello di importanza.
La normativa per le Società Benefit indica la necessità di bilanciare il perseguimento del profitto con quello del bene comune, e di adottare una condotta responsabile, sostenibile e trasparente nei confronti di tutti gli stakeholder. È per questo motivo che nella relazione annuale di impatto da allegare al bilancio di fine anno di una Società Benefit devono essere specificati gli obiettivi che riducono i danni o generano benefici per l’ambiente e le comunità.
La legislazione sulle Società Benefit modifica lo scopo di una società, garantendo agli imprenditori la libertà e la possibilità di prendere in considerazione le persone e l’ambiente oltre e prima del profitto.
Questo provvedimento di legge si è reso necessario a tutela degli amministratori, in quanto, sulla base del Codice Civile, il ceo che gestisca una normale azienda anche per perseguire il bene comune, potrebbe essere denunciato dagli azionisti, in quanto, (da codice civile), l’azienda ha l’unico scopo di generare profitto. La Società Benefit offre la possibilità di superare la dicotomia tra società for profit e società non profit. Se la prima non prevede il bene comune e la seconda non prevede il profitto, la Società Benefit li prevede contemporaneamente entrambi.
Si possono identificare sette punti chiave per scegliere di diventare una Società Benefit:
• la sicurezza, da parte dei soci e degli stakeholder, che l’impresa continuerà a perseguire nel tempo le finalità di beneficio comune riportate nello statuto e a dar conto, in maniera trasparente, delle modalità adottate per perseguire quelle finalità.
• la capacità di attrarre Investimenti a Impatto Sociale (Impact Investment Capital) e di essere la prima scelta dei “consumatori consapevoli”.
• la capacità di acquisire un vantaggio reputazionale come impresa che opera in maniera responsabile.
• la capacità di attrarre giovani talenti (secondo recenti analisi svolte a livello internazionale è emerso che molti giovani talenti preferiscono lavorare in imprese socialmente responsabili, anche percependo uno stipendio più basso).
• la possibilità di entrare a far parte di un network di imprese che rappresentano quelle che saranno le migliori società del futuro.
• la possibilità di essere “pionieri” di un cambiamento storico del concetto di business che mette la società e l’ambiente al centro e allo stesso livello del profitto.
• la garanzia di protezione legale degli amministratori che perseguono finalità di beneficio comune bilanciando gli obiettivi finanziari e quelli non finanziari.
Per queste società non sono previsti vantaggi a livello di benefici fiscali, sgravi contributivi o agevolazioni finanziarie. Si diventa Società Benefit perché si crede davvero nella possibilità di uno sviluppo sostenibile e che il cambiamento, con l’aiuto di tutti, è un obiettivo possibile e raggiungibile.