La fashion week francese
Mentre l’economia rallenta, Parigi svetta con i talenti italiani
Stilisti come Chiuri o Valli, manager come Bellettini o Beccari, marchi come Marni o Miu Miu: la Francia conferma il suo interesse verso le espressioni della moda made in Italy
Una serie di recenti affermazioni da parte di illustri esponenti dell’establishment del mondo del lusso e della moda (dal presidente di Valentino e amministratore delegato del fondo del Qatar Rachid Mohamed Rachid a Edouard Aubin di Morgan Stanley) hanno evidenziato fosche previsioni per i fatturati delle aziende del settore nei mesi a venire.
La causa di questo rallentamento della crescita è da ritrovarsi prevalentemente nel raffreddamento della crescita della Cina, motore del business degli ultimi anni, una specie di caverna di Alì Babà dove molti marchi pensavano di poter attingere senza limiti, con un’avidità esasperata. (vedere anche ”Cina, Capasa: “C’è preoccupazione, ma il lusso è oggi meno dipendente da Pechino”)
Anche il 2024 sembra non promettere crescite inarrestabili. Tutto questo, sommato a incrementi di fatturato dovuti prevalentemente più all’aumento dei prezzi che non delle vendite, porta a pensare a uno scenario di cautela e di prudenza.
Eppure il mondo del lusso e della moda continua a essere effervescente e instancabile, a promuovere ricerca e artigianato di altissimo livello, una comunicazione raffinata e un occhio sempre attento al lato esperienziale dello shopping. (vedere anche ”Mercato lusso sempre in crescita” )
La fashion week parigina non è stata da meno rispetto alla sua fama, e, ancora una volta gli italiani sono stati sulla cresta dell’onda, ricercati e affermati come non mai.
Ad aprire la settimana è stata la sfilata di Dior, maison iper-francese guidata da Delphine Arnault, colonna portante della famiglia Arnault ormai da molti anni, affiancata da Maria Grazia Chiuri, designer italiana a capo delle collezioni donna della marca parigina da sette anni.
Chiuri, che aveva ricevuto questo incarico così prestigioso (prima donna e italiana a ricoprire questa carica) da Pietro Beccari – altro italiano, pilastro del management Lvmh, oggi impeccabile ceo dell’ammiraglia del gruppo, Louis Vuitton – ha saputo sviluppare una visione contemporanea partendo dalle radici del marchio, dagli archivi e dalle passioni di Monsieur Dior.
Non era mai successo prima della power couple Chiuri-Beccari di avere un duo italiano a capo di una delle maison più francesi del mondo e questo dimostra, ancora un volta, il grande interesse degli imprenditori francesi per i grandi talenti italiani.
Passando ad un’altra delle icone della moda francese, Yves Saint Laurent, il brand gestito dalla cro Francesca Bellettini (recentemente promossa alla direzione e coordinamento dello sviluppo di tutti i brand del gruppo Kering, l’italiana più vicina alla famiglia Pinault) ha riproposto una serie di icone del passato legate alla passione che il suo fondatore nutriva per la liberazione delle donne da stereotipi e limiti sociali. Una sfilata in cui l’input di Bellettini, in passato affermata direttore comunicazione e merchandising non poteva non notarsi, visto che la sua immagine rispecchia molto quella impenitente da sempre coltivata dal marchio francese.
Una collezione estremamente sofisticata, anche se a tratti un po’ fredda ma pur sempre riscaldata dal set creato di fronte alla Tour Eiffel, in una visione notturna molto iconica.
Marni, il brand milanese di proprietà del gruppo Otb dell’italianissimo Renzo Rosso e disegnato da tempo da Francesco Risso, ha scelto quest’anno di attraversare le forche caudine e di sfilare per la prima volta oltralpe, nell’hôtel particulier che fu di Karl Lagerfeld, dedicando a Parigi un’appassionata lettera d’amore. Un atto di coraggio e la conferma che la moda parigina è un sogno da coltivare anche se il marchio è ben radicato in una città italiana.
Schiaparelli, il brand risorto grazie alla testardaggine di Diego Della Valle, e assurto a simbolo surreale e potente di comunicazione di valori ancora attuali, addirittura ha riscoperto la famosa aragosta, icona creata da Salvador Dalì per la mitica Schiap in persona. Anche in questo caso ci voleva il coraggio di un visionario italiano per ridare vita a un brand che era scomparso da tempo, per ridargli quella “casa magica” in place Vendôme e un rilancio di quello stile potente ed eccentrico che aveva portato Elsa Schiaparelli a competere con Coco Chanel e, molto più tardi, a una conversazione ammaliante ma impossibile con Miuccia Prada al Metropolitan Museum di New York.
Durante la Paris Fashion Week, Anna Wintour, deus ex machina di tutti i Vogue del mondo, ha consegnato a Giambattista Valli, nella cornice minimalista del Museo Picasso, le insegne di Cavaliere dell’Ordine delle arti e delle lettere, una delle principali distinzioni dello Stato francese.
Valli, designer e imprenditore romano, cresciuto nelle file di Capucci, Fendi e Krizia, da anni sfila le sue collezioni a Parigi, dove le clienti tra le più ricche e raffinate del mondo si contendono le sue creazioni.
Non poteva certo mancare in questa carrellata Valentino con la direzione creativa di Pierpaolo Piccioli, che non ha lesinato nella collezione chiamata “L’École” (La Scuola) lo sfoggio del savoir faire della maison. All’interno dell’École des Beaux Arts, oltre alla sfilata di capi raffinati e con uno stile molto contemporaneo, si è svolto un happening dell’artista Fka Twigs insieme a un corpo di ballo. Un messaggio affascinante intorno alla potenza e alla forza del corpo femminile.
Come da consuetudine Miu Miu, il secondo brand del gruppo Prada, ha chiuso ufficialmente le sfilate di Parigi, dando l’addio anche alla mente creativa che ha accompagnato Miuccia Prada nel sviluppo di un marchio giovane e disinvolto, Fabio Zambernardi.
Da una recente classifica di Lyst, Miu Miu risulta essere il secondo brand più hot di tutti e segue la capofila Prada.
Mentre Prada sfila regolarmente da tempo a Milano, Miu Miu fa base a Parigi e approfitta del mood parigino, disinvolto, contemporaneo per creare collezioni appetibili per le nuove generazioni.
L’industria francese della moda e del lusso ha sempre trovato il modo di tenere aperte le porte ai talenti italiani, siano essi creativi o di business, e ne ha sempre attiratI molti oltralpe in un interscambio culturale e stilistico di cui, sicuramente, sia l’Italia che la Francia continuano a beneficiare reciprocamente.