diretto da Maria Silvia Sacchi

Nuovo ceo per Herno, Marenzi: “Dobbiamo diventare un’azienda managerializzata”

L’imprenditore ha nominato amministratore delegato Gabriele Baldinotti, suo storico collaboratore. “L’azienda con l’imprenditore che fa tutto da solo non va bene. Vogliamo crescere e attrarre i migliori talenti”

Nuovo ceo per Herno, Marenzi: “Dobbiamo diventare un’azienda managerializzata”

(English version below)

Cambiano un po’ gli equilibri dentro Herno. Cambiano in funzione di una crescita ulteriore della società. Perché se c’è una cosa che Claudio Marenzi, azionista, presidente e (finora) amministratore delegato di Herno ha in mente è che aumentare di dimensioni è fondamentale. Per questo, parlando durante un convegno organizzato da Fashion Magazine, ha detto di aver nominato un amministratore delegato per Herno, nella persona di Gabriele Baldinotti, suo storico collaboratore. E oggi in un comunicato spiega perché: “La decisione di avere un amministratore delegato slegato dalla proprietà nasce dall’esigenza aziendale di consolidare la struttura e acquisire ulteriori professionalità e competenze. La scelta non poteva ricadere su chi, insieme a me, ha maggiormente contribuito alla crescita del mio brand. Ora, affrancato da incarichi operativi, potrò concentrarmi insieme a Gabriele sulla strategia e visione del futuro di Herno, sempre più global brand”. Per se stesso Marenzi mantiene, oltre alla presidenza, le deleghe in ambito amministrativo e finanziario. Dunque, non lascerà Herno per dedicarsi solo a Montura, il marchio di sportswear che ha rilevato un anno e mezzo fa, come era sembrato in un primo momento, ma si occuperà delle strategie per far crescere Herno e anche dello sviluppo di Montura.

“Gli imprenditori italiani – dice Marenzi – devono fare un po’ un salto culturale, non essere sempre troppo presenti, altrimenti è difficile portare a bordo competenze importanti. È un passo che devo fare anche io, spostarmi lateralmente, e lo faccio con la persona che fin dall’inizio condivide con me il percorso di Herno. L’azienda sta andando bene, abbiamo superato i 150 milioni nel 2022 e per il 2023 proiettiamo di essere sopra i 170, ma non vogliamo avere limiti alla crescita. Ormai non siamo più un’azienda di solo capospalla ma un global brand e abbiamo bisogno di portare dentro professionalità a tutti i livelli”.

L’obiettivo finale qual è? La quotazione? Un socio?

“Abbiamo sempre detto che la quotazione non è preclusa, come non è preclusa nessuna via. Ma non si può arrivare in Borsa con il classico imprenditore che fa tutto da solo. Il passo che abbiamo fatto adesso, ovvero aver nominato un amministratore delegato esterno alla proprietà, è, intanto, importante, e, in secondo luogo, è rivolto a intraprendere un percorso di managerializzazione e dunque ad avere poi la possibilità di fare delle scelte. La nostra visione è sicura ed è crescere”.

E Montura?

“Sta crescendo, l’ho acquisita a 47 milioni, nel 2022 è arrivata a 60. Qui abbiamo già preso alcune figure apicali che mancavano. È un’azienda con grande potenziale, per esempio ha una fabbrica in Moldavia con 1300 persone, un elemento di forte stabilità se consideriamo che oggi riuscire a produrre è un problema. Il 2023 sarà però un anno di passaggio perché lo sportswarear, contrariamente all’alta moda, ha auto un 21-22 con una crescita importante che adesso si è un po’ calmata. Ma le prospettive restano buone, il consumatore ha maturato l’idea di rivolgere la spesa al tempo libero. Stiamo lavorando sul retail, che per Montura è molto rilevante: ha 23 negozi e il 40% del fatturato deriva dal retail, diversamente da Herno dove il retail pesa per il 20%”.

Le due aziende restano distinte?

“Sono distinte e hanno due consigli di amministrazione distinti, entrambi con tutti consiglieri indipendenti, oltre a me. Ma, avendo la maggioranza di Montura, la consolidiamo, quindi come gruppo siamo attorno a 210 milioni di euro e proiettiamo un 2023 a 230-235 milioni. Facciamo anche sinergie tra le due aziende”.

Il governo ha annunciato il liceo del made in Italy, cosa ne pensa?

“Sono propenso e positivo su una rivalutazione delle scuole tecniche. In Germania ogni anno escono centinaia di migliaia persone che possono essere immediatamente impiegate in azienda. Noi abbiamo un po’ perso questa vocazione, un po’ anche per scelta delle famiglie. Quindi, trovo giusto che ci siano licei con competenze specifiche, mentre aspetto di capire come sarà questo liceo, perché il concetto del made in Italy è generico, tra moda, alimentare, arredamento e altre eccellenze ci sono profonde differenze. Bisogna capire bene come sarà, magari un biennio comune a cui segue la scelta degli indirizzi. Certamente, sensibilizzare i giovani sulle nostre reali competenze è importante, siamo un settore che ha bisogno di tutto dalle operation al commerciale al marketing”.

(English Version)

The balance within Herno is quite changing. They change as a function of the company’s further growth. Because if there is one thing that Claudio Marenzi, shareholder, president and (so far) managing director of Herno has in mind, it is that increasing in size is essential. This is why, speaking at a conference organised by Fashion Magazine, he said he had appointed a managing director for Herno, in the person of Gabriele Baldinotti, his long-time collaborator. And today, in a statement, he explains why: “The decision to have a Chief Executive Officer independent from the ownership of the company arises from the need to consolidate the structure and acquire additional professionalism and skills. The choice could only fall on who has contributed the most to the growth of my brand, together with me. Now, freed from operational tasks, I will be able to concentrate together with Gabriele on the strategy and vision for the future of Herno, increasingly becoming a Global
Brand“. For himself, Marenzi retains the administrative and financial delegations in addition to the presidency. Therefore, he will not leave Herno to devote himself solely to Montura, the sportswear brand he took over a year and a half ago, as it had seemed at first, but will deal with strategies to grow Herno and also the development of Montura.

‘Italian entrepreneurs,’ says Marenzi, ‘have to make a bit of a cultural leap, not always being too present, otherwise it is difficult to bring important skills on board. It is a step I also have to take, to move sideways, and I am doing it with the person who has been sharing the Herno path with me since the beginning. The company is doing well, we exceeded 150 million in 2022 and for 2023 we project to be above 170, but we don’t want to have limits to our growth. We are no longer just an outerwear company but a global brand and we need to bring in professionalism at all levels’.

What is the ultimate goal? A listing? A partner?

“We have always said that a listing is not precluded, just as no path is precluded. But you cannot go to the stock market with the classic entrepreneur who does everything himself. The step we have taken now, that is, to have appointed a managing director from outside the ownership, is, firstly, important, and, secondly, it is aimed at embarking on a path of managerialisation and therefore having the opportunity to make choices. Our vision is secure and is to grow’.

And Montura?

“It is growing, I acquired it at 47 million, in 2022 it will reach 60. Here we have already taken on some senior figures that were missing. It is a company with great potential, for example it has a factory in Moldova with 1,300 people, an element of strong stability if we consider that today being able to produce is a problem. However, 2023 will be a year of transition because sportswarear, unlike haute couture, has auto a 21-22 with significant growth that has now calmed down a bit. But the outlook remains good, the consumer has matured in the idea of turning to leisure. We are working on retail, which is very relevant for Montura: it has 23 shops and 40% of its turnover comes from retail, unlike Herno where retail accounts for 20%’.

Do the two companies remain distinct?

‘They are distinct and have two separate boards of directors, both with all independent directors, apart from myself. But, having the majority of Montura, we consolidate it, so as a group we are around 210 million euro and project a 2023 to 230-235 million. We also make synergies between the two companies’.

The government has announced the Made in Italy high school, what do you think?

‘I am inclined and positive about a revaluation of technical schools. In Germany hundreds of thousands of people leave every year who can be immediately employed in companies. We have somewhat lost this vocation, partly by choice of families. Therefore, I find it right that there are high schools with specific skills, while I wait to understand what this high school will be like, because the concept of ‘made in Italy’ is generic, between fashion, food, furniture and other excellences there are profound differences. We need to understand well what it will be like, perhaps a common two-year period followed by the choice of addresses. Certainly, making young people aware of our real skills is important, we are a sector that needs everything from operations to sales to marketing’.

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Maria Silvia Sacchi
Giornalista professionista. Ha lavorato per le principali testate italiane. Negli ultimi 23 anni è stata al Corriere della Sera, il più importante giornale italiano, per il quale ha seguito l’industria della moda e del lusso e le evoluzioni delle grandi famiglie imprenditoriali. In Rcs Mediagroup ha impostato e diretto il master in Management della Moda e del Lusso e gli Online Fashion Talks di Rcs Academy.

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