Voci dal mercato
Etro aumenta il capitale (ma la famiglia non aderisce). Arrivi e partenze tra i manager
Realizzata una ricapitalizzazione da 15 milioni. Divergenze tra i fondatori e il socio L Catterton. Usciti il Chief commercial and sustainability officer Alberto Candellero e il direttore operations Christian Cagnola
Nel turbinio di arrivi e partenze che si stanno registrando nella moda, movimenti sono in corso anche in Etro. Dal brand che oggi fa capo a L Catterton (fondo partecipato da Lvmh) e nel quale la famiglia Etro è rimasta con circa il 40% del capitale, sono usciti di recente il Chief commercial and sustainability officer Alberto Candellero, cui competevano retail e commerciale mondo, che rientra negli Usa, e il direttore operation Christian Cagnola. Le responsabilità del primo, che era entrato in Etro a marzo del 2022 con la nuova gestione, saranno suddivise tra due manager di prossimo arrivo, mentre le operation sono state affidate a Paolo Lombardi, proveniente da Richemont.
Normali avvicendamenti quando c’è stato un cambiamento di azionariato, secondo alcuni. Espressione delle frizioni che stanno nascendo tra il nuovo socio di maggioranza e il suo management, guidato dall’amministratore delegato Fabrizio Cardinali, e la famiglia Etro, secondo altri. Sul mercato si parla, infatti, di una dialettica più accesa tra i due soci, per alcuni dovuta alla volontà di L Catterton di accelerare i progetti di rilancio del marchio, per altri dovuta invece alla fatica di raggiungere i risultati prefissati anche dopo l’arrivo del nuovo direttore artistico Marco De Vincenzo.
Ricapitalizzazione e bilancio
Secondo fonti di mercato, proprio in questi giorni la società ha effettuato un aumento di capitale di 15 milioni. La ricapitalizzazione, però, è stata sottoscritta solo da L Catterton e non anche da Gefin, la holding della famiglia Etro, che avrebbe quindi diluito la propria partecipazione. Una diluizione che, secondo fonti vicine al dossier, sarebbe di pochi punti percentuali, come a testimoniare non tanto l’intenzione di uscire dal brand che porta il nome della famiglia, quanto piuttosto una presa di distanza dalle decisioni.
Intanto, il bilancio 2022, approvato all’unanimità lo scorso giugno, si è chiuso con 282 milioni di ricavi e un risultato netto negativo per 23,6 milioni. Nella nota integrativa e nella relazione del Cda si precisa che il bilancio è stato redatto “nel presupposto della continuità aziendale in quanto gli amministratori hanno verificato l’insussistenza di indicatori di carattere finanziario, gestionale o di altro genere che possano segnalare criticità circa la capacità del gruppo di far fronte alle proprie obbligazioni nel prevedibile futuro e nello specifico nei prossimi dodici mesi”. Conclusione supportata anche “dalle proiezioni del business plan predisposto con il supporto di Boston Consulting Group”, aggiornato da ultimo a dicembre 2022. La relazione degli amministratori precisa che la società nel 2022 “ha raggiunto risultati superiori alle proiezioni del business plan redatto”. Il confronto con il 2021 pro-forma predisposto dagli amministratori (con l’ingresso di L Catterton il gruppo Etro ha cambiato struttura e per questo i bilanci 2021 e 2022 non sono immediatamente comparabili) mostra un aumento del fatturato del 16,6% “avvicinandosi ai valori pre-pandemici”.